Nelle cucine italiane si trova quasi ovunque. Piccolo, apparentemente innocuo, è considerato uno strumento indispensabile per la pulizia quotidiana. Eppure, secondo Christophe Mercier‑Thellier, igienista e microbiologo, è anche il principale serbatoio di batteri della casa. Un paradosso che riapre il dibattito sulle nostre abitudini domestiche e sulla reale efficacia delle pratiche di pulizia più diffuse.
L’oggetto più contaminato della casa

Un ambiente ideale per la proliferazione microbica
Le indagini condotte da istituti europei di microbiologia mostrano che una comune spugna da cucina può ospitare fino a 50 miliardi di batteri per centimetro cubo. L’umidità costante e i residui organici ne fanno un habitat perfetto per germi e muffe. La sua struttura porosa trattiene l’acqua e rallenta l’asciugatura, accelerando la riproduzione batterica.
Igiene DomesticaNé 60 né 90 gradi: ecco la temperatura giusta per lavare e eliminare i batteri dalle lenzuolaSecondo i dati diffusi dal Centro nazionale per la sicurezza alimentare, oltre il 70 % delle spugne analizzate in ambito domestico conteneva tracce di batteri patogeni come Escherichia coli o Staphylococcus aureus. Ciò significa che l’oggetto utilizzato per “pulire” può diventare fonte diretta di contaminazione incrociata tra superfici e alimenti.
Un rischio ignorato nelle abitudini familiari
Nelle famiglie con bambini o anziani, il rischio aumenta. L’abitudine diffusa di usare la stessa spugna per lavare piatti e piani lavoro, o addirittura per passare sul tavolo dopo i pasti, amplifica le probabilità di diffusione dei germi. Gli esperti sottolineano che la sostituzione frequente, ogni settimana circa, riduce sensibilmente la carica batterica media.
- Sostituire la spugna ogni 7 giorni
- Sciacquarla con acqua bollente dopo ogni utilizzo
- Evitare l’impiego su superfici a contatto diretto con alimenti crudi
- Non conservarla umida nel lavello
L’alternativa moderna: la microfibra lavabile

Meno batteri e maggiore durata
Il tessuto in microfibra trattiene le particelle grazie alla carica elettrostatica ma limita l’accumulo batterico. Può essere lavato a 60 °C o più, eliminando efficacemente i microrganismi senza danneggiarsi. Diversamente dalle spugne tradizionali, conserva le sue proprietà igieniche anche dopo molti cicli di lavaggio.
Per Mercier‑Thellier questa evoluzione tecnologica rappresenta «una risposta pratica alla necessità crescente di igiene consapevole». I dati raccolti da test comparativi indicano una diminuzione fino al 99 % della carica microbica residua rispetto alle spugne sintetiche convenzionali.
| Materiale | Batteri residui medi (unità/cm³) | Possibilità di disinfezione termica |
|---|---|---|
| Spugna sintetica classica | 50 000 000 000 | No |
| Panno in cotone | 5 000 000 000 | Sì (lavaggio) |
| Panno in microfibra | 500 000 000 | Sì (≥60 °C) |
I gesti quotidiani che fanno la differenza

L’igiene delle mani resta decisiva
Anche la cura delle mani influisce sulla sicurezza domestica. Un uso eccessivo del sapone altera il microbiota cutaneo protettivo, riducendo le difese naturali della pelle. Le linee guida dell’Istituto superiore di sanità raccomandano il lavaggio con acqua tiepida prima dei pasti e dopo il contatto con superfici sporche, evitando prodotti troppo aggressivi.
I rischi dei saponi condivisi nei luoghi pubblici
I dermatologi avvertono che le saponette usate da più persone accumulano germi provenienti da utenti diversi. Nei bagni collettivi o scolastici è preferibile scegliere dispenser a pressione individuale o gel igienizzanti monouso per limitare le trasmissioni microbiche.
Dove cambia davvero l’igiene domestica oggi
L’attenzione crescente all’igiene ha portato molte famiglie italiane a sostituire progressivamente strumenti tradizionali con alternative lavabili o compostabili. I produttori propongono panni antibatterici certificati ISO 20743 e soluzioni biodegradabili prive di plastiche sintetiche. Una transizione lenta ma significativa verso pratiche più sicure e sostenibili.
L’esperto ricorda che «la pulizia non coincide sempre con l’igiene». In altre parole: ciò che sembra pulito non è necessariamente privo di microrganismi invisibili. La differenza si misura nei dettagli — nella temperatura dell’acqua, nella frequenza dei ricambi, nella scelta del materiale — quei piccoli gesti quotidiani che determinano davvero la salute della casa.



Spugne sintetiche da buttare allora. Addio per sempre!
Interessante il confronto tra materiali, molto utile per chi ha bambini.
Non ci credo finché non lo vedo al microscopio!
La spugna è il vero nemico nascosto… e noi che pensavamo al telecomando!
Io uso solo panni in cotone lavabili. Mi sento un passo avanti 😎
Finalmente qualcuno che parla seriamente di igiene domestica. Ottimo articolo!
50 miliardi?! Ma allora dovrei sterilizzare casa ogni giorno 😂
Mercier-Thellier sembra saperne parecchio, ma mi piacerebbe vedere i dati completi.
Altro che palestra dei batteri… la mia cucina è un laboratorio!
Io la metto nel microonde per disinfettarla, funziona? 🤔
Grazie per le informazioni, non avevo idea che la spugna fosse così “viva”!
Mah, secondo me è solo allarmismo per farci comprare più panni in microfibra…
Articolo molto interessante, ma mi chiedo: chi cambia davvero la spugna ogni settimana?
Davvero 50 miliardi di batteri in una spugna? 😱 Non userò mai più quella in cucina!