L’abitudine di eliminare l’olio delle conserve di pesce appare innocua, ma ha ripercussioni domestiche, economiche e ambientali. Questo liquido, spesso un olio d’oliva o di semi, non è un semplice sottoprodotto: contiene aromi, nutrienti e un potenziale valore d’uso trascurato. Saperlo riutilizzare significa ridurre sprechi e guasti, ma anche dare nuova vita a un ingrediente già pagato e disponibile in ogni casa.
Perché buttare l’olio del tonno o delle sardine è una cattiva idea
Un gesto che danneggia tubature e ambiente
Versare l’olio delle scatolette nel lavandino contribuisce al formarsi di incrostazioni nei condotti fognari. Le analisi condotte da diversi enti idrici locali evidenziano come i grassi alimentari siano tra le principali cause di ostruzione domestica. Una volta raffreddati, si solidificano aderendo alle pareti dei tubi; ciò aumenta la necessità di interventi tecnici e incide sui costi pubblici della depurazione.
Un inutile spreco di nutrienti
L’olio delle conserve è spesso arricchito dagli acidi grassi omega 3 del pesce. Buttarlo equivale a rinunciare a una fonte naturale di sostanze benefiche per cuore e cervello. Secondo i dati nutrizionali diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, una porzione di olio residuo può contenere fino a 0,5 grammi di omega 3 biodisponibili. Recuperarlo significa valorizzare ciò che già si possiede.
Un’occasione persa per risparmiare in cucina
In tempi in cui il costo dell’olio d’oliva ha superato i 10 euro al litro secondo le rilevazioni Coldiretti, gettare via un ingrediente aromatico e gratuito appare poco sensato. L’olio del tonno o delle sardine può sostituire parte dell’olio nuovo nelle preparazioni salate, riducendo gli acquisti senza compromettere il gusto.

Come riutilizzare l’olio delle conserve senza rischi
Utilizzarlo come condimento a crudo
Dopo averlo filtrato con un colino fine, l’olio può insaporire insalate miste o piatti freddi come riso integrale o cous cous. Il passaggio di filtraggio evita residui di pesce e prolunga la conservabilità del prodotto una volta trasferito in un barattolo pulito.

Integrarlo nelle cotture brevi
L’aroma tipico dell’olio conservato si adatta bene a soffritti leggeri o alla rosolatura di verdure mediterranee come zucchine o peperoni. In questo modo si sfrutta il profumo marino senza eccedere con il sale aggiunto.
Creare salse e marinature antispreco
- Salsa veloce per pasta fredda: mescolare olio filtrato con limone, capperi e prezzemolo tritato.
- Marinata per pollo: unire all’olio un cucchiaio di senape e succo d’arancia prima della cottura.
- Tartinade rustica: amalgamare olio residuo con paté d’oliva nera o pomodori secchi frullati.
Dove non va gettato l’olio delle scatolette
I consorzi ambientali come CONOE (Consorzio nazionale oli esausti) ricordano che l’olio alimentare usato non deve mai essere versato negli scarichi domestici né nella raccolta indifferenziata. È possibile conservarlo in bottiglie chiuse e conferirlo presso le isole ecologiche comunali o negli appositi contenitori gialli presenti nei supermercati aderenti. Ogni litro correttamente smaltito evita la contaminazione di circa mille litri d’acqua potabile.
| Punto raccolta | Dove trovarlo | Cosa accetta |
|---|---|---|
| Isole ecologiche comunali | Tutti i capoluoghi italiani | Olio alimentare esausto filtrato |
| Supermercati convenzionati CONOE | Aree urbane sopra 10mila abitanti | Bottiglie sigillate fino a 5 litri |
| Punti mobili ecologici | Parchi pubblici nei weekend | Piccoli quantitativi domestici |
Dalla dispensa al riciclo: una nuova abitudine possibile
L’Italia resta tra i Paesi europei con più alto consumo di conserve ittiche pro capite ma con una bassa percentuale di recupero degli oli derivati. La sensibilizzazione avviata da alcune catene distributive — tra cui Rio Mare ed Esselunga — punta ora ad aumentare la raccolta domestica dell’olio alimentare entro il 2026. Dietro questo gesto quotidiano si gioca una sfida culturale: trasformare ciò che era considerato uno scarto in risorsa utile alla tavola e all’ambiente.



