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Ami il tonno e le sardine in scatola? Non commettere questo errore buttando l’olio: ecco cosa puoi farne

Ogni anno in Italia vengono consumate oltre 70mila tonnellate di tonno e sardine in scatola, ma più del 60 per cento dell’olio di conservazione finisce nel lavandino o nella spazzatura

L’abitudine di eliminare l’olio delle conserve di pesce appare innocua, ma ha ripercussioni domestiche, economiche e ambientali. Questo liquido, spesso un olio d’oliva o di semi, non è un semplice sottoprodotto: contiene aromi, nutrienti e un potenziale valore d’uso trascurato. Saperlo riutilizzare significa ridurre sprechi e guasti, ma anche dare nuova vita a un ingrediente già pagato e disponibile in ogni casa.

Perché buttare l’olio del tonno o delle sardine è una cattiva idea

Un gesto che danneggia tubature e ambiente

Versare l’olio delle scatolette nel lavandino contribuisce al formarsi di incrostazioni nei condotti fognari. Le analisi condotte da diversi enti idrici locali evidenziano come i grassi alimentari siano tra le principali cause di ostruzione domestica. Una volta raffreddati, si solidificano aderendo alle pareti dei tubi; ciò aumenta la necessità di interventi tecnici e incide sui costi pubblici della depurazione.

Un inutile spreco di nutrienti

L’olio delle conserve è spesso arricchito dagli acidi grassi omega 3 del pesce. Buttarlo equivale a rinunciare a una fonte naturale di sostanze benefiche per cuore e cervello. Secondo i dati nutrizionali diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, una porzione di olio residuo può contenere fino a 0,5 grammi di omega 3 biodisponibili. Recuperarlo significa valorizzare ciò che già si possiede.

Un’occasione persa per risparmiare in cucina

In tempi in cui il costo dell’olio d’oliva ha superato i 10 euro al litro secondo le rilevazioni Coldiretti, gettare via un ingrediente aromatico e gratuito appare poco sensato. L’olio del tonno o delle sardine può sostituire parte dell’olio nuovo nelle preparazioni salate, riducendo gli acquisti senza compromettere il gusto.

Come riutilizzare l’olio delle conserve senza rischi

Utilizzarlo come condimento a crudo

Dopo averlo filtrato con un colino fine, l’olio può insaporire insalate miste o piatti freddi come riso integrale o cous cous. Il passaggio di filtraggio evita residui di pesce e prolunga la conservabilità del prodotto una volta trasferito in un barattolo pulito.

Integrarlo nelle cotture brevi

L’aroma tipico dell’olio conservato si adatta bene a soffritti leggeri o alla rosolatura di verdure mediterranee come zucchine o peperoni. In questo modo si sfrutta il profumo marino senza eccedere con il sale aggiunto.

Creare salse e marinature antispreco

  • Salsa veloce per pasta fredda: mescolare olio filtrato con limone, capperi e prezzemolo tritato.
  • Marinata per pollo: unire all’olio un cucchiaio di senape e succo d’arancia prima della cottura.
  • Tartinade rustica: amalgamare olio residuo con paté d’oliva nera o pomodori secchi frullati.

Dove non va gettato l’olio delle scatolette

I consorzi ambientali come CONOE (Consorzio nazionale oli esausti) ricordano che l’olio alimentare usato non deve mai essere versato negli scarichi domestici né nella raccolta indifferenziata. È possibile conservarlo in bottiglie chiuse e conferirlo presso le isole ecologiche comunali o negli appositi contenitori gialli presenti nei supermercati aderenti. Ogni litro correttamente smaltito evita la contaminazione di circa mille litri d’acqua potabile.

Punto raccolta Dove trovarlo Cosa accetta
Isole ecologiche comunali Tutti i capoluoghi italiani Olio alimentare esausto filtrato
Supermercati convenzionati CONOE Aree urbane sopra 10mila abitanti Bottiglie sigillate fino a 5 litri
Punti mobili ecologici Parchi pubblici nei weekend Piccoli quantitativi domestici

Dalla dispensa al riciclo: una nuova abitudine possibile

L’Italia resta tra i Paesi europei con più alto consumo di conserve ittiche pro capite ma con una bassa percentuale di recupero degli oli derivati. La sensibilizzazione avviata da alcune catene distributive — tra cui Rio Mare ed Esselunga — punta ora ad aumentare la raccolta domestica dell’olio alimentare entro il 2026. Dietro questo gesto quotidiano si gioca una sfida culturale: trasformare ciò che era considerato uno scarto in risorsa utile alla tavola e all’ambiente.

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