Via Roma 128, 20121 Milano (MI), Italia | contact@tamoristorante.it | 085 5962530

⟶ Ultimo articolo

Un segreto ben custodito è stato appena scoperto sulla Via Lattea: un passo avanti per l’Europa

Secondo i dati raccolti dall’ESO, nel raggio di 500 anni luce dal buco nero Sagittarius A* le nuove stelle sono fino a dieci volte più rare rispetto alle regioni periferiche della galassia.

La scarsità di stelle nella zona centrale della Via Lattea non è un mistero romantico, ma una realtà fisica che mette in discussione la nostra idea di come nascono i sistemi stellari. Le osservazioni più recenti indicano che là dove ci si aspetterebbe il massimo fervore cosmico, prevale invece un silenzio fatto di gas compressi e radiazioni intense.

Un cuore galattico più quieto del previsto

Le immagini raccolte dal Very Large Telescope dell’Osservatorio Europeo Australe mostrano che la densità stellare cresce verso il centro della galassia, ma il tasso di formazione di nuove stelle cala drasticamente. Nel 2023, uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Bonn ha quantificato questa contraddizione: meno di 0,08 masse solari l’anno vengono trasformate in nuove stelle nella regione centrale, contro oltre 0,7 nelle braccia esterne.

Un paradosso apparente che divide gli astrofisici: da un lato chi attribuisce la causa alla pressione gravitazionale esercitata dal buco nero supermassiccio Sagittarius A*, dall’altro chi punta il dito contro le onde d’urto e la radiazione ultravioletta emessa dalle supernove più antiche.

Gas abbondante, ma troppo caldo per generare vita stellare

I dati raccolti dai radiotelescopi ALMA in Cile indicano che nel centro galattico non manca la materia prima. Le nuvole di gas molecolare sono perfino più dense che altrove. Ma la temperatura media supera i 100 kelvin, un valore triplo rispetto alle regioni dove le nubi collassano facilmente per dare origine a nuove stelle.

Zona della Via Lattea Densità del gas (part/cm³) Temperatura media (K) Tasso di formazione stellare (M☉/anno)
Centro galattico 10⁴ 100–120 0,08
Braccio di Orione 10²–10³ 20–30 0,7
Regioni esterne <10² <20 0,4

L’effetto combinato di calore e turbolenza impedisce alle particelle di aggregarsi. È come se l’impulso vitale della galassia si consumasse nel suo stesso centro.

L’impronta invisibile del buco nero Sagittarius A*

Sagittarius A*, con una massa pari a quattro milioni di volte quella del Sole, domina il bilancio energetico del nucleo galattico. Gli strumenti spaziali Chandra e James Webb hanno rilevato raffiche periodiche di raggi X e infrarossi provenienti dal suo orizzonte degli eventi. Queste emissioni riscaldano il gas circostante e ne alterano la composizione chimica.

  • I getti magnetici comprimono le nubi interstellari senza permettere loro di raffreddarsi;
  • I venti stellari spazzano via l’idrogeno necessario alla formazione stellare;
  • L’irraggiamento ionizza gli elementi leggeri, rendendo instabile ogni tentativo di collasso gravitazionale.

L’influenza del buco nero funziona dunque come un regolatore naturale: evita un’esplosione incontrollata di nuove stelle ma priva la regione centrale della vitalità osservata altrove.

I ricercatori italiani nelle indagini internazionali

L’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) partecipa ai programmi coordinati da ESO e NASA per misurare l’attività stellare nell’arco dei prossimi cinque anni. Il progetto “Milky Way Mapper”, parte dell’esperimento SDSS-V, punta a catalogare oltre 25 milioni di stelle e a stabilire quanto tempo impiega una nube molecolare a diventare instabile vicino al nucleo.

I primi risultati stimano che il ciclo medio possa durare fino a 50 milioni d’anni — cinque volte più lungo rispetto alle regioni spiralate. Un ritardo sufficiente per spiegare l’attuale “deserto” stellare nel cuore della galassia.

Cosa cambia per noi sulla Terra

Anche se distante circa 26 mila anni luce, l’attività del centro galattico influenza indirettamente l’ambiente cosmico terrestre. I raggi cosmici provenienti da quell’area modulano la quantità di particelle ad alta energia che raggiungono l’atmosfera. L’Agenzia Spaziale Europea monitora costantemente queste variazioni attraverso la missione Gaia DR3 e i satelliti Cluster II.

L’equilibrio tra calma e violenza al centro della Via Lattea è fragile: basta un piccolo aumento dell’accrescimento su Sagittarius A* per alterare i campi magnetici interstellari su scala vastissima. Eppure proprio questa stabilità apparente consente alla fascia abitabile del sistema solare di restare intatta da miliardi d’anni — una fortuna statistica che pochi ricordano quando alzano lo sguardo verso il cielo notturno.

I prossimi passi nella mappatura del “vuoto luminoso”

L’annuncio dell’ESO prevede entro il 2026 una nuova campagna osservativa dedicata al cosiddetto “Central Molecular Zone”. Saranno coinvolti gli osservatori VLT e ALMA con risoluzione migliorata fino a 0,05 secondi d’arco. L’obiettivo è verificare se esistono microregioni dove le condizioni tornano favorevoli alla nascita stellare.

Dopo decenni in cui si è pensato al centro galattico come a un laboratorio caotico e fertile, ora emerge una verità più sobria: la rarità delle stelle non è un’anomalia passeggera ma una forma stabile d’equilibrio cosmico. Una lentezza che tiene insieme la struttura stessa della nostra casa celeste — forse il vero segreto dietro la sua longevità silenziosa.

Fornite il vostro feedback

Sii il primo a valutare questo post
oppure lasciare una recensione dettagliata


Condividi subito questo post!


37 reazioni su "Un segreto ben custodito è stato appena scoperto sulla Via Lattea: un passo avanti per l’Europa"

  1. Grazie per aver spiegato in modo chiaro un argomento così complesso. Finalmente capisco perché la Via Lattea non “esplode” di stelle nuove.

    Rispondi

Reagire a questo articolo

37 reazioni