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Né alle 6 né alle 7: ecco l’ora esatta consigliata dai nutrizionisti per prendere il caffè al mattino

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si consumano in media 4 tazzine di caffè al giorno per persona, ma solo una su tre è bevuta al momento più efficace.

Per milioni di italiani, bere caffè è un’abitudine quotidiana, ma pochi si interrogano sui veri effetti del momento in cui lo consumano. Ricerche recenti di cronobiologia dimostrano che la caffeina non ha lo stesso impatto a tutte le ore. Sapere quando bere il caffè può influenzare la qualità dell’attenzione, l’umore e persino il sonno. Eppure, l’abitudine sociale delle pause regolari rischia di contraddire le conclusioni scientifiche.

Il picco di cortisolo: perché il caffè delle 7 del mattino non è davvero utile

La maggior parte delle persone beve la prima tazzina di caffè appena sveglia, spesso tra le 6:30 e le 8:00. Tuttavia, secondo dati pubblicati sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, il corpo produce naturalmente cortisolo — l’ormone che stimola la vigilanza — proprio in queste ore. Consumare caffeina in questo momento ne riduce l’efficacia a lungo termine e aumenta il rischio di tolleranza.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) raccomanda di non superare i 400 mg di caffeina al giorno (circa quattro espressi), senza però specificare l’orario ideale. Gli specialisti del sonno dell’Università di Bologna suggeriscono invece una fascia oraria ottimale tra le 9:30 e le 11:00, periodo in cui il livello di cortisolo diminuisce e la caffeina agisce in sinergia con gli altri meccanismi biologici.

Il caffè come strumento, non come riflesso

Consumare il caffè in modo strategico implica ripensare le proprie abitudini familiari e professionali. In molti uffici, le pause sono fissate alle 10:00 o alle 15:30, ma secondo l’Istituto Nazionale della Nutrizione questi orari possono essere adattati ai bisogni individuali.

  • Mattina (9:30-11:00): stimola la concentrazione e la memoria a breve termine.
  • Pomeriggio (13:30-15:00): contrasta il calo postprandiale senza compromettere il sonno.
  • Sera (dopo le 17:00): da evitare se ci si corica prima delle 23:00.

L’effetto della caffeina dura da tre a cinque ore; nelle persone sensibili può durare fino a sette ore. Per questo motivo, chi dorme male dovrebbe prendere l’ultimo espresso non oltre le 14:30.

L’effetto rimbalzo e la falsa energia

Molte persone riferiscono un forte calo di energia poche ore dopo aver bevuto il caffè. Si tratta dell’effetto rimbalzo della caffeina, documentato da diversi studi condotti dalla T.H. Chan School of Public Health di Harvard. Quando l’effetto stimolante svanisce, i recettori dell’adenosina, rimasti bloccati fino a quel momento, rilasciano tutta la stanchezza accumulata. Bere un’altra tazzina amplifica questo processo invece di interromperlo.

Nelle famiglie dove si consuma molto caffè nel pomeriggio, questo schema si traduce spesso in irritabilità serale o difficoltà ad addormentarsi tra gli adolescenti, che sono indirettamente esposti a un ambiente domestico “caffeinato”.

Caffeina naturale o decaffeinato? I fatti sulle differenze

Tipo di bevanda Contenuto medio di caffeina per tazza (mg) Durata dell’effetto (ore)
Espresso da bar 80 3–5
Moka domestica 120 4–6
Caffè filtro americano 90 3–4
Caffè decaffeinato <10 <1

I test del Ministero della Salute rivelano variazioni significative tra le diverse marche di caffè decaffeinato, con alcuni prodotti che contengono fino a 12 mg di caffeina per tazza. Questo spiega perché anche chi sceglie una versione “leggera” può soffrire di disturbi del sonno se ne consuma diverse tazze dopo cena.

Dalla moka italiana alla capsula: cosa cambia davvero nell’assorbimento?

L’evoluzione delle macchine da caffè domestiche ha modificato non solo il gusto, ma anche la biodisponibilità della caffeina. Test condotti dal Centro Studi sul Consumo Alimentare mostrano che le capsule sigillate garantiscono una concentrazione più stabile rispetto alle tradizionali moka italiane, ma con un picco plasmatico più rapido nei primi venti minuti.

L’effetto “accelerato” piace ai consumatori più frettolosi, ma riduce la durata complessiva della vigilanza rispetto a un caffè moka estratto lentamente, in cui oli e composti antiossidanti modulano l’assorbimento.

E se dormire meglio bastasse a ridurre il numero di tazzine?

I dati dell’ISTAT indicano che quasi un italiano su due dorme meno di sette ore a notte. Le regioni del Nord-Est registrano anche il più alto consumo di caffè pro capite. Questa correlazione rivela un paradosso culturale: il caffè viene usato per compensare proprio ciò che ne limita l’efficacia.

CaffèPerché non dovresti macinare il caffè in anticipo

I centri pubblici del sonno hanno avviato campagne informative nelle scuole e nelle aziende per promuovere pause idratanti invece delle classiche pause caffè. Alcune aziende stanno già testando distributori automatici alternativi che offrono tisane o acque aromatizzate senza zuccheri aggiunti.

Il momento giusto diventa una scelta economica e familiare

Ridurre il consumo quotidiano di una tazzina può far risparmiare fino a 250 € l’anno a una famiglia, secondo uno studio dell’Unione Nazionale Consumatori basato sui prezzi medi dei bar italiani nel 2023. Soprattutto, permette di apprezzare meglio gli effetti positivi delle dosi restanti di caffeina.

Sapere quando bere significa restituire valore a una pratica antica e condivisa: trasformare un’abitudine automatica in uno strumento consapevole per gestire la propria energia e il benessere quotidiano.

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