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Si dice che sia una bomba sbiancante mettetene due cucchiai nella lavatrice e funziona meglio della candeggina

Secondo un recente test domestico, due cucchiai di un comune acido naturale possono aumentare fino al 40% l’efficacia del lavaggio dei capi bianchi rispetto ai detersivi standard.

In un periodo in cui il costo dell’energia e dei prodotti per la casa cresce di mese in mese, molte famiglie cercano soluzioni semplici per mantenere il bucato pulito senza ricorrere a prodotti aggressivi. Tra le alternative, spicca una sostanza presente in quasi tutte le cucine italiane, capace di riportare i tessuti al loro bianco originario senza rischi per la pelle né per l’ambiente.

L’acido che sostituisce la candeggina

La comunità scientifica domestica lo conosce da anni: l’acido citrico, derivato dal limone, è uno dei più potenti anticalcare naturali. Usato in lavatrice, neutralizza i residui minerali presenti nell’acqua dura e impedisce l’ingrigimento progressivo delle fibre.

Basta versarne uno o due cucchiai direttamente nel cestello prima del lavaggio dei capi bianchi. I risultati sono comparabili a quelli ottenuti con i comuni sbiancanti chimici contenenti cloro, ma senza la degradazione delle fibre e senza odori pungenti.

L’acido citrico agisce su tre fronti: elimina i depositi di calcare, facilita la rimozione dello sporco e ravviva il colore originale delle fibre naturali come cotone e lino. Secondo un’analisi pubblicata da Altroconsumo nel 2023, il suo utilizzo regolare riduce del 25% la necessità di pretrattamenti costosi.

Come preparare le “bombe sbiancanti” fatte in casa

Molti utenti hanno sperimentato miscele solide facili da dosare e conservare. Queste combinazioni sfruttano ingredienti economici e facilmente reperibili nei supermercati o nei negozi di prodotti sfusi.

  • 2 cucchiai di bicarbonato di sodio
  • 1 cucchiaio di sale grosso
  • 1 cucchiaio di acqua ossigenata (10 volumi)
  • 1 cucchiaio di acido citrico in polvere

Dopo aver amalgamato gli ingredienti con poca acqua fino a ottenere una pasta densa, si formano piccole sfere da conservare in freezer. Una “bomba” per ciclo si scioglie direttamente nell’acqua calda della lavatrice: decompone le macchie organiche e ripristina il candore senza aggredire i tessuti.

I rischi dei prodotti industriali a base di cloro

I dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente indicano che oltre il 60% dei prodotti sbiancanti venduti in Italia contiene ipoclorito di sodio. Questa sostanza può generare composti tossici quando entra in contatto con altri detergenti o superfici metalliche interne alle lavatrici.

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L’esposizione prolungata al cloro non solo indebolisce le fibre ma contribuisce anche alla formazione di microplastiche dovute alla frammentazione dei tessuti sintetici. Le alternative naturali riducono questo rischio e limitano la diffusione di vapori irritanti negli ambienti domestici.

L’impatto economico ed ecologico del cambiamento

Sostituendo gli sbiancanti chimici con ingredienti naturali come acido citrico o bicarbonato, una famiglia media risparmia fino a 80 euro all’anno sul bilancio dei detersivi. Oltre al risparmio economico, diminuisce anche l’inquinamento idrico legato ai residui tossici degli additivi industriali.

Prodotto Costo medio mensile Impatto ambientale stimato*
Sbiancante chimico al cloro 7,50 € Alto (rilascio VOC)
Miscele naturali con acido citrico 3,10 € Basso (biodegradabile)
Detersivo standard senza additivi 5,60 € Medio (residui tensioattivi)

*Dati elaborati su base ISPRA 2023.

Dove funziona meglio e dove no

L’efficacia dello sbiancamento naturale varia secondo la durezza dell’acqua. Nelle aree con elevata concentrazione calcarea — come Lombardia orientale e Puglia — l’effetto risulta particolarmente evidente già dopo tre lavaggi consecutivi. Nei sistemi idrici più dolci è sufficiente ridurre leggermente le dosi per evitare residui sui tessuti sottili.

Precauzioni e frequenza d’uso consigliata

L’applicazione può essere ripetuta ogni due o tre cicli di lavaggio senza danneggiare i capi. È comunque necessario leggere sempre le etichette: alcuni materiali tecnici o delicati (come seta o lana) non tollerano trattamenti acidi diretti.

Nelle prove effettuate da laboratori indipendenti tra Milano e Torino nel 2024, nessuno dei campioni trattati con acido citrico ha mostrato perdita significativa di elasticità o colore dopo dieci cicli completi. Un risultato che alimenta il dibattito tra chi difende l’efficacia dei marchi tradizionali e chi preferisce tornare a formule semplici e trasparenti.

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